samedi 23 juillet 2011

Sucre

Dopo un bel viaggio dal punto di vista paesaggistico, che ci ha fatto ammirare da molto vicino la vita campestre boliviana, arriviamo finalmente a Sucre.
Si tratta della capitale costituzionale della Bolivia: La Paz è sì, infatti, la sua capitale conosciuta, ma non per tutte le sue funzioni. Da subito questa città ci fa sentire meglio, ci fa rinascere per un istante, grazie alla dolcezza del suo clima, più temperato e quindi estremamente piacevole dopo un periodo di nottate da brivido. Si trova solamente a 2’790 metri sopra il livello del mare! Il suo aspetto architettonico corona il tutto. Sucre è chiamata la città bianca della Bolivia; i suoi preziosi antichi edifici sono infatti caratterizzati da questo candido colore. E’pure conosciuta come la città coloniale gioiello dell’arte barocca dell’America latina! Ed inoltre, per farvi capire quanto sia bella, è importante dire che è iscritta al Patrimonio mondiale. Tale cittadina, non solo ci stupisce dal suo punto di vista "estetico", bensì anche per l’ambiente che ci si trova vivendola, molto vivace ed allegro, soprattutto per il fatto di essere una delle principali città universitarie della Bolivia e dunque piena di gente giovane, ossia studenti. Grazie a cio’, in essa non si incontra proprio nessun problema quando si vuole andare a bere o a mangiare qualcosina; di bei baretti per giovani e ristoranti se ne trovano ad ogni angolo.
Al nostro arrivo al terminal dei bus, subito (come sempre!) delle persone ci si avvicinano per proporci un ostello dove alloggiare. Wilson ci pare gentile e dopo poche parole scambiateci scopriamo che è un amico di un ragazzo conosciuto a Potosi pochi giorni prima. Accettiamo di "installarci" nel suo nuovo ostello, il quale ci dice abbia la miglior doccia calda (e con tanta pressione!) di tutta Bolivia! Non ci ha mentito, nell'ostello abbiamo veramente trovato la miglior doccia di questa nazione!
Malgrado tutto ciò, peccato che il giorno seguente al nostro arrivo, inizio ad avere qualche problema di stomaco e di conseguenza di intestino… Ne approfitto quindi del confort della nostra camera per passare una giornata a letto, mentre Stefano al contrario ne approfitta per girovagare nelle viuzze della città, scattando tante tante belle fotografie da mostrarmi al suo rientro! Meglio che niente per me!
Dopo la giornata descritta, ecco che mi sembra di sentirmi meglio, ma… non è proprio così, passo un’altra giornata tra la piazza centrale e la piazza del letto… Il destino della malattia gastrointestinale vuole che, pochi giorni dopo, anche Stefano comincia ad avere disturbi. Ci curiamo con medicamenti svizzeri e riusciamo a stare un po’ meglio, in modo da poter visitare alcuni musei, bar e ristoranti della città e da organizzare un’escursione di due giorni nelle campagne e montagne boliviane.
Quest’ultima si rivela essere un’esperienza molto interessante, oserei dire unica, la quale ci ha permesso di vivere due giorni a diretto contatto con una famiglia indígena boliviana.
Il primo giorno partiamo da Sucre accompagnati da un giovane ragazzo che ci fa da guida (membro della famiglia che ci ospiterà), in un gruppo formato da otto persone. Arrivati a Tarabuco, villaggio a circa un’ora e mezza di viaggio in "Trufi" (piccolo pulmino) da Sucre, molto famoso per il suo tipico mercato della domenica, cominciamo a camminare. Di tanto in tanto qualche pausa, arricchita da preziose spiegazioni da parte della guida, ci permette di conoscere i nostri compagni di avventura... quattro australiani, una spagnola e una svedese.
Il camminare nel bel mezzo della campagna collinosa e nelle "montagnette" dei dintorni di Tarabuco ci fa provare momemti di immensa libertà.
Dopo un pic-nic ben rifornito, che ci siamo portati un po' per uno sulle spalle e poi condiviso, e dopo una qualche oretta in più di marcia, ecco che arriviamo in un nucleo di quattro piccole povere casette costruite con mattoni di terra rossa e paglia. La porta di una di quest'ultime si spalanca e immediatamente nelle nostre mani ci ritroviamo una tazza di tisana... rigorosamente biologica! E' la mamma della nostra guida che si occuperà di noi per le seguenti cena e colazione. 
Un bel gruppo di bambini (soprattutto femmine), immancabilmente attirati da noi, i cosiddetti gringos, si fa avanti per aiutarci nel montare il nostro accampamento di tende. Li ripaghiamo con pane e frutta ancora nei nostri zaini.
Al calar della notte, il freddo si fa sentire e penetra in tutte le parti in cui trova accesso; è così che dopo aver cenato con una sostanziosa sopa caliente di quinoa, decidiamo di accendere un bel falò vicino all'accampamento. La legna ci viene preparata in un "batter baleno" dal fratello della guida e dalla loro arzillante mamma, che sembra abbia l'abilità dei gatti di vederci benissimo anche nel buio! Ringraziandoli di cuore, diamo loro la buonanotte e ci affrettiamo attorno al fuoco per accumulare il massimo calore per trascorrere la gelida notte che ci attende.  Purtroppo il fuoco è però sempre così vorace che mangia in fretta tutta la legna con tanto amore e rapidità preparataci. Uff! Ci tocca quindi metterci alla ricerca di altro cibo per quell'ingordo nostro amico. Torcia in fronte e via ognuno in una direzione differente. La legna scarseggia... sigh... ma ecco che io trovo una soluzione... cacca di muli secca, che scopriamo essere un combustibile molto pregiato, bruciando lentamente e quindi alimentando la fiamma per lungo tempo! Un combustibile che ci ha fatto morire dalle "ghignate"! Ahahah! La notte passa per me con qualche inconveniente a livello di digestione della zuppa, ma niente di grave...
Il sole finalmente ritorna a riscaldare i nostri corpi, è domenica, giorno di grande mercato in quel di Tarabuco.
Colazione a base di un tipico cereale coltivato nei campi attorno al villaggio (al quale aggiungiamo un poco di zucchero per renderlo più gradevole), una dimostrazione di tessitura da parte della signora-mamma con lo scopo di venderci qualche suo manufatto e poi partiamo direzione mercato. Il papà della guida ci avanza, vestito con abiti tradizionali di festa, accompagnato da due mule che trasportano patate da scambiare con altro tipo di cibo di cui la sua amata necessiterà per sfamare la loro famiglia.
Una lunga camminata, in compagnia di indigeni diretti anch'essi al mercato con i loro muli carichi di merce, ci porta finalmente nel cuore di Tarabuco. Quà la gente è già nelle vie, in piena attività di compra-vendita. Si trova veramente di tutto, da prodotti di artigiania tipica da vendere ai turisti incuriositi come noi, a prodotti alimentari, a vestiti, eccetera eccetera.
Un pranzo in compagnia e poi via anche noi nelle vie, in cerca di non so che...!
Troviamo però Grégoire, un ragazzo francese conosciuto più di un mese prima a Mendoza! Ed inoltre ci dice che a Sucre è alloggiato anche lui proprio nel nostro stesso ostello! Che casualità!
Dopo qualche ora girovagando in uno dei mercati più famosi di tutta Bolivia, sempre a bordo di un "Trufi" ritorniamo a finalmente a Sucre.
In questa bella città ci staremo ancora per qualche giorno, per visitare musei e bar o ristoranti, prima di fare un breve passaggio nel cielo azzurro viaggiando in totale confort verso La Paz!
Che bello volare!

2 commentaires:

  1. Evviva le medicine Svizzere!!! Ahaha... mi spiace tanto che non siete stati molto bene... ma sono felicissima che vi siete ripresi subito e avete potuto fare queste belle escursioni, se no non potevate raccontarcele! eheh... A presto!

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  2. Per consolarvi un po`devo dirvi che anche qui da noi il clima é più invernale che estivo , dicono che nel mese di agosto farà più caldo . Forse arrivate in tempo a godere le ultime giornate estive .... Buona settimana e ... viaggiate con prudenza . Ciao Donata .

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